Ciao amore ciao _ un’inchiesta su Luigi Tenco
Scritto da Filippo Paolasini
Regia Asini Bardasci
Scrittura scenica Filippo Paolasini
Con Filippo Paolasini, Lucia Bianchi, Alessandro Centolanza, Andrea Jimmy Catagnoli, Gianluca Padalino
Luci Omar Scala
Produzione Asini Bardasci
Ciao amore ciao si muove tra musica, parole e ricerca storica attorno alla figura di Luigi Tenco. Il racconto della vita di un cantautore romantico e dannato, il suo sguardo glaciale, così vero da renderlo diverso dai colleghi finti e patinati dello star system della musica italiana del tempo. Il suo è stato un suicidio o un omicidio? Rimane certo che la sua esistenza in vita abbia donato a tutta la musica italiana un’immensa eredità artistica. Lo spettacolo ha un taglio cinematografico e la narrazione è unita a momenti in cui la messa in scena entra in “quarta parete” , rivivendo a pieno l’emozioni e le atmosfere di quegli anni. Ciao amore ciao è portato in scena da Filippo Paolasini, che in un gioco di metamorfosi entra ed esce dalle vesti del cantante per raccontare una storia difficile e travagliata, e da Lucia Bianchi che impersona tutte le donne della vita di Tenco, dalla madre a Dalida, passando per la giovane intervistatrice alla misteriosa Valeria. In scena anche la band composta da tre musicisti che, oltre a suonare dal vivo, si presta al gioco teatrale portando lo spettacolo ad una coralità evocativa che rende appieno i fatti realmente accaduti. Questi gli ingredienti di uno spettacolo totale: musica, teatro e non solo, per rivivere le atmosfere del boom degli anni ’60, per riportare alla luce, dopo più di cinquant’anni dalla sua scomparsa, il mito di Luigi Tenco.
NOTE DI REGIA
Per chi, come me, ha una grande passione per la musica italiana, Luigi Tenco non può che essere uno dei cantanti fondamentali da conoscere e stimare. Persino l’ascoltatore più distratto, di fronte a canzoni come: “mi sono innamorato di te, perché non avevo niente da fare…” o “Vedrai, Vedrai” non può fare a meno di accorgersi del grande mistero che gira attorno questo cantautore. Di Tenco ho ricordi legati all’infanzia, mio padre lo cantava spesso e per questo l’ho sentito sempre familiare, come una foto in un album di famiglia da sfogliare insieme: “Ti ricordi di lui? Ah sì Luigi, povero, che brutta fine che ha fatto…”. Questo sentimento di affetto mi è tornato in testa fortissimo e ho capito che, a più di cinquant’anni dalla tragica notte dove Luigi sarebbe potuto diventare l’icona della musica italiana, era venuto il momento di svelare il giallo della sua morte e donargli un fiore a modo mio: questo spettacolo. Ciao Luigi Ciao.